Consigli utili
In queste pagine troverete una serie di consigli utili per occuparvi al meglio del vostro amico a quattro zampe. Queste informazioni sono naturalmente messe a disposizione a titolo informativo e non rimpiazzano in nessun modo una consultazione personale con il vostro veterinario di fiducia.
Come trasportare il più serenamente possibile il vostro gatto
Dovete recarvi dal veterinario per una visita di routine, una vaccinazione o perché il vostro micio non sta bene e necessita di cure? Eccovi riassunti alcuni consigli per rendere questo momento il meno stressante per entrambi:
- cercate fin dalla più giovane età del gatto di abituarlo al trasportino, se avete la possibilità lasciatelo sempre in un locale della casa, aperto, con all’interno una sua coperta morbida o qualcosa di familiare. - All’interno del trasportino potete mettere un bocconcino gustoso e/o dei giochi. - Coprite il trasportino durante il viaggio con un asciugamano o coperta dall’odore familiare per farli sentire più al sicuro. - Nel trasportarlo cercate di sostenere sempre il trasportino a due mani per mantenerlo orizzontale e ridurre al minimo le oscillazioni, evitate dunque di tenerlo soltanto per la maniglia, anche per evitare che possa aprirsi inaspettatamente. - Potete utilizzare i feromoni felini sintetici (ad esempio Feliway ®) da spruzzare nel trasportino 15 minuti prima del viaggio. - Prediligete trasportini rigidi con porticine ed aperture ampie. Semplici da pulire, stabili che non collassino su se stessi una volta aperti e che permettano una buona ventilazione. Alcuni zainetti con plexiglas possono creare parecchie oscillazioni durante il trasporto, lasciare poco spazio interno e troppa esposizione visiva al gatto spesso legata a stress. - Durante il viaggio assicuratevi che il trasportino sia stabilmente posizionato all’interno dell’automobile. - Per quei soggetti estremamente ansiosi che mostrano evidenti segni di stress nonostante tutte le precauzioni appena menzionate, suggeriamo di contattarci anticipatamente per discutere di eventuali farmaci che riducano l’ansia nel gatto e lo aiutino a sentirsi più tranquillo sia durante il viaggio, sia durante la visita veterinaria. https://youtu.be/Yhz3V4i3wH4 (Cat Care) Anche il rientro a casa dopo una degenza va gestito con cautela: dopo una notte o un soggiorno prolungato dal veterinario il vostro gatto avrà tendenzialmente un odore diverso da quello degli altri gatti di casa o addirittura una fasciatura, del pelo rasato o un collare elisabettiano che lo potrebbero far apparire estraneo agli altri, i quali a volte manifestano aggressività nei suoi confronti. - Tenete quindi qualche ora/giorno separato il gatto che rientra a casa dagli altri per riprendere in seguito, gradualmente ed in maniera controllata, i contatti. - Anche in questi casi può essere d’aiuto l’utilizzo di diffusori di feromoni. Non esitate a contattarci per qualsiasi ulteriore chiarimento. Studio Veterinario Volonté |
Sindrome brachicefalica o Sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori (BAOS)
Fisiopatologia
La sindrome brachicefalica o o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori (BAOS) è una condizione patologica che interessa prevalentemente cani e gatti a muso corto/schiacciato (per esempio Carlino, Pechinese, Lhasa Apso, Bulldog francese e inglese, Boxer, Shih-tzu, gatti persiani). Fisiologicamente avviene un accrescimento osseo in larghezza ma non in lunghezza mentre i tessuti molli non sono ridotti in maniera proporzionale. Le principali anomalie sono: -stenosi delle narici -palato molle allungato ed ispessito -macroglossia (lingua troppo grossa e lunga) -collasso laringeo/eversione sacculi laringei -trachea ipoplastica -movimento apertura bocca limitato -esofago ridondante e deviato -stenosi pilorica -ernia iatale -riflusso gastroduodenale con esofagite cronica conseguente. Sintomi
Classici sintomi: -difficoltà respiratoria sub-clinica iniziale che spesso viene considerata normale dai proprietari (respiro rumoroso, affaticabilità, respiro stertoroso, russamento). Basta una minima attività fisica o un aumento delle temperature ambientali esterne o un aumento del peso corporeo dell’animale per aggravare la sintomatologia e la capacità respiratoria, passando molto rapidamente a sintomi più gravi (tosse, grave dispnea, respirazione frequente e a bocca aperta, sincope, colpi di calore, mucose pallide o cianotiche, posizione ortopnoica per agevolare il più possibile il passaggio dell'aria: zampe dilatate e testa allungata). Sintomi gastroenterici come disfagia, vomito, rigurgito, diarrea, flatulenza, negli ultimi anni sono sempre più correlati in queste razze a sintomi respiratori. Terapia e prognosi
È molto importante diagnosticare precocemente la sindrome brachicefalica e intervenire tempestivamente così da evitare che la patologia si cronicizzi e che in grande sforzo respiratorio e le pressioni interne/intratoraciche negative portino ad un eccessivo e grave quadro clinico.
La terapia è essenzialmente di tipo chirurgico: -plastica delle narici, -stafiloplastica (accorciamento del palato molle), diverse sono le tecniche utilizzate ad oggi (chirurgia tradizionale, laser CO2, laser a diodi, elettrobisturi,..) -asportazione sacculi laringei. |
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Tosse canina - tosse da canile
Tosse da canile: una patologia multifattoriale
La tosse da canile, o tracheobronchite infettiva, è causata da diversi agenti patogeni, virali e batterici, che il più delle volte agiscono in contemporanea.
Tra i virus coinvolti vi sono il virus della parainfluenza, l’adenovirus e l’herpesvirus canino tra i più frequenti mentre la Bordetella Bronchiseptica la fa da padrone tra i batteri, aiutata a volte da E.Coli, micoplasmi, pseudomonas, streptococchi e Klebsiella.
Per questo motivo la tosse da canile è considerata una malattia multifattoriale.
La trasmissione di questi agenti patogeni da soggetto a soggetto avviene molto facilmente soprattutto in situazioni dove la popolazione canina è piuttosto consistente, dove vi è sovraffollamento, da qui il nome tosse da canile, e la contagiosità dipende dalla virulenta degli agenti patogeni, tradotto semplicemente da quanto sono cattivi.
È influenzata da fattori ambientali nocivi come per esempio scarse condizioni igieniche ed eccessive escursioni termiche e favorita dallo stress, che abbassa il sistema immunitario.
La trasmissione da cane a cane avviene tramite le secrezioni emesse dai soggetti ammalati.
Il periodo di incubazione è di circa 4-6 giorni.
I sintomi principali sono: tosse che tende a peggiorare con l’attività fisica o semplicemente con una leggera pressione della trachea. Per esempio quando tirano al guinzaglio ed hanno un colare. (infatti si consiglia di sostituire in questi casi il collare con la pettorina). In generale in soggetti sani e senza patologie pregresse le condizioni generali del soggetto infetto sono buone, non vi è ipertermia e non si osserva una particolare compromissione dello stato generale. Diverso invece si può presentare il quadro clinico in pazienti particolarmente giovani o anziani, in pazienti non vaccinati, in cani con altre patologie respiratorie pregresse o immunocompromessi e se subentrano complicanze batteriche importanti.
A dipendenza della intensità della patologia e dello stato vaccinale dell’animale questa malattia può mostrare un decorso autolimitante, dove i sintomi si risolvono spontaneamente.
Nei casi più invalidanti si necessitano delle terapie di sostegno.
PROFILASSI
Attualmente sono disponibili diversi vaccini, somministrabili per via parenterale, quindi per iniezione, o per via intranasale. Entrambi stimolano il sitema immunitario efficacemente.
Il vaccino intranasale è in grado di stimolare una potente immunità locale con la produzione di anticorpi IgA direttamente nelle vie respiratorie (la “porta”da dove entrano virus e batteri). Questa immunità locale avviene rapidamente, già dopo 72 ore troviamo anticorpi anti-Bordetella e dopo le classiche 3 settimane anticorpi anti-virus della parainfluenza.
Questa immunità, sia dopo vaccino iniezione che dopo vaccino intranasale, perdura per un anno.
La vaccinazione è importante sia per diminuire i sintomi causati da questi due agenti patogeni, sia per diminuire la diffusione ambientale del virus.
La regola base che vale per tuti i vaccini è quella di vaccinare solo animali sani e che non siano immunocompromessi.
È possibile somministrare il farmaco già a partire dalla 4 settimana dei cuccioli.
I cani immunizzati per la prima volta possono presentare leggeri sintomi respiratori, che sono comunque di lieve entità e transitori. Sintomi più importanti come faringiti, scolo nasale ed oculare, tosse, possono insorgere fin dal giorno successivo la vaccinazione e persistere fino a 4 settimane, soprattutto nei cuccioli (io personalmente non vaccino i cuccioli con il vaccino intranasale ma solo cani adulti e sani)
Attenzione, sebbene gli animali sintomatici rappresentino la principale fonte di contagio, non bisogna sottovalutare il ruolo dei cosidetti “portatori”, infatti si crede che dopo aver superato la fase clinica della malattia, gli animali continuino a diffondere gli agenti patogeni anche per un periodo particolarmente lungo.
Riassumiamo i punti principali
Tra i virus coinvolti vi sono il virus della parainfluenza, l’adenovirus e l’herpesvirus canino tra i più frequenti mentre la Bordetella Bronchiseptica la fa da padrone tra i batteri, aiutata a volte da E.Coli, micoplasmi, pseudomonas, streptococchi e Klebsiella.
Per questo motivo la tosse da canile è considerata una malattia multifattoriale.
La trasmissione di questi agenti patogeni da soggetto a soggetto avviene molto facilmente soprattutto in situazioni dove la popolazione canina è piuttosto consistente, dove vi è sovraffollamento, da qui il nome tosse da canile, e la contagiosità dipende dalla virulenta degli agenti patogeni, tradotto semplicemente da quanto sono cattivi.
È influenzata da fattori ambientali nocivi come per esempio scarse condizioni igieniche ed eccessive escursioni termiche e favorita dallo stress, che abbassa il sistema immunitario.
La trasmissione da cane a cane avviene tramite le secrezioni emesse dai soggetti ammalati.
Il periodo di incubazione è di circa 4-6 giorni.
I sintomi principali sono: tosse che tende a peggiorare con l’attività fisica o semplicemente con una leggera pressione della trachea. Per esempio quando tirano al guinzaglio ed hanno un colare. (infatti si consiglia di sostituire in questi casi il collare con la pettorina). In generale in soggetti sani e senza patologie pregresse le condizioni generali del soggetto infetto sono buone, non vi è ipertermia e non si osserva una particolare compromissione dello stato generale. Diverso invece si può presentare il quadro clinico in pazienti particolarmente giovani o anziani, in pazienti non vaccinati, in cani con altre patologie respiratorie pregresse o immunocompromessi e se subentrano complicanze batteriche importanti.
A dipendenza della intensità della patologia e dello stato vaccinale dell’animale questa malattia può mostrare un decorso autolimitante, dove i sintomi si risolvono spontaneamente.
Nei casi più invalidanti si necessitano delle terapie di sostegno.
PROFILASSI
Attualmente sono disponibili diversi vaccini, somministrabili per via parenterale, quindi per iniezione, o per via intranasale. Entrambi stimolano il sitema immunitario efficacemente.
Il vaccino intranasale è in grado di stimolare una potente immunità locale con la produzione di anticorpi IgA direttamente nelle vie respiratorie (la “porta”da dove entrano virus e batteri). Questa immunità locale avviene rapidamente, già dopo 72 ore troviamo anticorpi anti-Bordetella e dopo le classiche 3 settimane anticorpi anti-virus della parainfluenza.
Questa immunità, sia dopo vaccino iniezione che dopo vaccino intranasale, perdura per un anno.
La vaccinazione è importante sia per diminuire i sintomi causati da questi due agenti patogeni, sia per diminuire la diffusione ambientale del virus.
La regola base che vale per tuti i vaccini è quella di vaccinare solo animali sani e che non siano immunocompromessi.
È possibile somministrare il farmaco già a partire dalla 4 settimana dei cuccioli.
I cani immunizzati per la prima volta possono presentare leggeri sintomi respiratori, che sono comunque di lieve entità e transitori. Sintomi più importanti come faringiti, scolo nasale ed oculare, tosse, possono insorgere fin dal giorno successivo la vaccinazione e persistere fino a 4 settimane, soprattutto nei cuccioli (io personalmente non vaccino i cuccioli con il vaccino intranasale ma solo cani adulti e sani)
Attenzione, sebbene gli animali sintomatici rappresentino la principale fonte di contagio, non bisogna sottovalutare il ruolo dei cosidetti “portatori”, infatti si crede che dopo aver superato la fase clinica della malattia, gli animali continuino a diffondere gli agenti patogeni anche per un periodo particolarmente lungo.
Riassumiamo i punti principali
- La tosse da canile è una malattia multifattoriale molto contagiosa
- Numerosi virus e batteri sono le cause principali ma un ruolo fondamentalo lo giocano anche fattori ambientali predisponenti (sovraffollamento, scorso igiene, etc…)
- Il sintomo principe: tosse marcata accentuata dallo sforzo fisico o dalla semplice pressione della trachea. Normalmente le condizioni generali restano buone e i casi gravi di compromissione polmonare e sistemica sono rari.
- La prevenzione può essere diretta (quarantena per i nuovi entrati in un grupo (cinofila, canile, allevamento)) o indiretta tramite vaccinazione.
- Esistono vaccini sia per via parenterale ( iniettabili) sia per via intranasale. I vaccini intranasali sono i più rapidi nel creare una risposta immunutaria local. 72 ore per anticorpi anti-Bordetella e 3 settimane per anticorpi anti-parainfluenza.
COLPO DI CALORE - IPERTERMIA
CHE COSA È IL COLPO DI CALORE E QUALI SONO LE CAUSE
Questo problema si verifica quando la temperatura corporea del nostro cane, che normalmente oscilla tra i 37,5 e 38,5 °C sale oltre la normalità fino a raggiungere Temperature altissime >40°C.
I cani non tollerano particolarmente bene temperature ambientali elevate a causa della loro incapacità di dissipare calore in eccesso tramite la sudorazione. Ci riescono ansimando, respirando a bocca aperta, così aumenta l’evaporazione del calore corporeo nelle vie respiratorie superiori.
Se la temperatura esterna è più alta di quella corporea questo meccanismo di termoregolazione non funziona.
CAUSE DI IPERTERMIA:
I cani non tollerano particolarmente bene temperature ambientali elevate a causa della loro incapacità di dissipare calore in eccesso tramite la sudorazione. Ci riescono ansimando, respirando a bocca aperta, così aumenta l’evaporazione del calore corporeo nelle vie respiratorie superiori.
Se la temperatura esterna è più alta di quella corporea questo meccanismo di termoregolazione non funziona.
CAUSE DI IPERTERMIA:
- Cani lasciati in auto
- Cani lasciati in luoghi assolati senza riparo/ombra con poca o nessuna acqua a disposizione
- Attività fisica eccessiva nelle ore calde della giornata
- Cani in sovrappeso, con pelo molto lungo, folto o con molto sottopelo
- Predisposizione in razze brachicefaliche (boxer, carlini, bulldog francesi, inglesi, pechinesi …)
- Cani malati o debilitati in generale, cani cardiopatici o con patologie respiratorie croniche
QUALI SONO I SINTOMI DEL COLPO DI CALORE
il colpo di calore è piuttosto semplice da riconoscere, se abbiamo l’occasione di misurare la temperatura corporea questa sarà >40°C
la frequenza cardiaca ma soprattutto la frequenza respiratoria che noi possiamo osservare bene sono elavate, ansimano eccessivamente
inizialmente gli animali sono agitati, irrequieti. Abbaiano e vocalizzano eccessivamente
la salivazione è aumentata, scialorrea
questi sono i sintomi iniziali e se si interviene tempestivamente la prognosi è migliore
in seguito, con il protrarsi della situazione, la prognosi peggiora ed i cani diventano più letargici, apatici, faticano ad alzarsi
subentrano disfunzioni d’organo (spesso colpiti l’apparato gastroenterico con vomito e dissenteria, anche ematici; reni, fegato e sistema nervoso sono altri organi principati colpiti)
le mucose diventano rosse/congeste o blu/cianotiche
infine possiamo avere convulsioni, coma e la morte.
la frequenza cardiaca ma soprattutto la frequenza respiratoria che noi possiamo osservare bene sono elavate, ansimano eccessivamente
inizialmente gli animali sono agitati, irrequieti. Abbaiano e vocalizzano eccessivamente
la salivazione è aumentata, scialorrea
questi sono i sintomi iniziali e se si interviene tempestivamente la prognosi è migliore
in seguito, con il protrarsi della situazione, la prognosi peggiora ed i cani diventano più letargici, apatici, faticano ad alzarsi
subentrano disfunzioni d’organo (spesso colpiti l’apparato gastroenterico con vomito e dissenteria, anche ematici; reni, fegato e sistema nervoso sono altri organi principati colpiti)
le mucose diventano rosse/congeste o blu/cianotiche
infine possiamo avere convulsioni, coma e la morte.
QUALE È L?APPROCCIO; LA TERAPIA
il colpo di calore è un’urgenza e come tale va trattata!
Nell’immediato il proprietario può subito cercare di raffreddare l’animale se la temperatura è >40°C con acqua fredda, sulla zampe, tra i polpastrelli, sulla pancia, inguine, ascelle, collo
NO all’utilizzo del ghiaccio! NO all’utilizzo di coperte!
La vasocostrizione periferica inibisce ulteriormente il dissipamento del calore
Si può utilizzare al posto dell’acqua se si ha a disposizione dell’alcool
Mettere l’animale in un ambiente climatizzato/ accendere aria condizionata in macchina e recarsi velocemente dal veterinario più vicino. La tempestività fa la differenza!
Il Veterinario procederà con una aggressiva terapia di supporto (ossigenazione, ventilazione, idratazione, sedazione se necessario) e un’ attenta valutazione per i danni secondari che le alte temperature possono avere causato, a volte anche danni neurologici persistenti o danni epatici e renali così importanti da causarne il decesso anche dopo la fase iniziale.
COSA FACCIO SE VEDO UN CANE CHIUSO IN AUTO AL CALDO:
- valutare la situazione, magari il proprietario è nelle immediate vicinanze
- allarmare la Polizia Cantonale
- documentare (foto/video)
- intervenire solo se si è sicuri della gravità della situazione
Nell’immediato il proprietario può subito cercare di raffreddare l’animale se la temperatura è >40°C con acqua fredda, sulla zampe, tra i polpastrelli, sulla pancia, inguine, ascelle, collo
NO all’utilizzo del ghiaccio! NO all’utilizzo di coperte!
La vasocostrizione periferica inibisce ulteriormente il dissipamento del calore
Si può utilizzare al posto dell’acqua se si ha a disposizione dell’alcool
Mettere l’animale in un ambiente climatizzato/ accendere aria condizionata in macchina e recarsi velocemente dal veterinario più vicino. La tempestività fa la differenza!
Il Veterinario procederà con una aggressiva terapia di supporto (ossigenazione, ventilazione, idratazione, sedazione se necessario) e un’ attenta valutazione per i danni secondari che le alte temperature possono avere causato, a volte anche danni neurologici persistenti o danni epatici e renali così importanti da causarne il decesso anche dopo la fase iniziale.
COSA FACCIO SE VEDO UN CANE CHIUSO IN AUTO AL CALDO:
- valutare la situazione, magari il proprietario è nelle immediate vicinanze
- allarmare la Polizia Cantonale
- documentare (foto/video)
- intervenire solo se si è sicuri della gravità della situazione
Il Coniglio: informazioni e suggerimenti
Il coniglio è un animale che può dare grandissime emozioni; allo stesso tempo è una specie molto delicata, esigente e complessa. Richiede cure e attenzioni costanti, assistenza veterinaria qualificata, un'alimentazione adeguata e molto spazio. Solo conoscendo bene le sue necessità e la sua natura si potrà godere per dieci o più anni dell'amore e dell'allegria che questo piccolo grande animale è in grado di donare.
Riassumiamo le caratteristiche principali: è un lagomorfo, un animale che in natura principalmente scava lunghe gallerie sotterranee per rifugiarsi, sfuggire ai predatori ed allevare i propri piccoli. Nella catena alimentare il coniglio si trova appena un gradino sopra l'erba. Questa sua condizione di preda lo rende un animale sempre all'erta, timoroso e spaventato per ogni rumore e movimento improvviso. Dovendo in natura sfuggire velocemente al predatore è provvisto da un lato di uno scheletro e di una ossatura molto leggeri, dall’altro di una muscolatura molto potente, soprattutto negli arti posteriori.
Per tutte queste ragioni il coniglio è un animale che non ama essere preso in braccio e sollevato da terra (in natura succede quando viene predato) e non è adatto ai bambini piccoli: cadendo può facilmente ferirsi e fratturarsi a causa della sua estrema fragilità.
Saperli maneggiare correttamente e importantissimo: si appoggia una mano sotto lo sterno (torace), immobilizzando le zampe anteriori; l’altra mano afferra, delicatamente ma con decisione, le zampe posteriori, sostenendo con il palmo il sedere.
È un animale che idealmente necessita grandi spazi, ama muoversi, specialmente dal crepuscolo all'alba, proprio perché in natura nella penombra riesce meglio ad eludere i predatori. I conigli sono gregari e soffrono molto la solitudine. Quindi, se tenuti in cattività, dovrebbero beneficiare della compagnia di loro simili (meglio se di sesso opposto e, in ogni caso, sterilizzati entrambi: la sterilizzazione riduce infatti l’aggressività reciproca e verso terzi, evita che marchino il territorio e previene diverse patologie) o di altre specie animali compatibili (porcellini d’india, cani, gatti), purché abituati alla convivenza sin da piccoli; oppure ancora, della presenza costante di persone che interagiscano con loro.
Sarebbe ideale poterli far scorrazzare liberi per casa, avendo tuttavia cura di adottare alcuni accorgimenti, per la loro incolumità e per quella dei vostri mobili. Non fosse possibile, sarebbe opportuno dotarsi di gabbie molto ampie, con possibilità di rifugiarsi in casette coperte.
È importante dedicare loro del tempo. Un coniglio non è un soprammobile: necessita di cure per la quotidiana pulizia della gabbia; va spazzolato regolarmente, soprattutto se a pelo lungo; è necessario controllare le unghie (in cattività non si consumano a sufficienza e vanno dunque tagliate), gli occhi, le orecchie, i denti e persino le parti intime (evitando che vi rimangano residui di escrementi o sporcizia.
Secondo l’esperienza veterinaria, gli errori alimentari sono la causa principale dei problemi di salute nel coniglio, che è un animale strettamente erbivoro: fieno, erba e verdure sono gli unici alimenti di cui ha davvero bisogno per restare sano. La sua dentatura e l’apparato digerente sono altamente specializzati per consumare una dieta ricca di fibre e povera di nutrienti (che riesce comunque a riassorbire grazie ad un secondo passaggio intestinale). Le fibre stimolano il regolare e corretto funzionamento intestinale, mantenendo motilità e flora batterica benefica.
La natura ha fornito al coniglio denti che crescono ininterrottamente, per l'intera vita, ciò che in libertà gli consente di nutrirsi continuamente di radici, anche dure e legnose, evitando di consumarli eccessivamente e mantenendoli della giusta lunghezza. In cattività è dunque necessario mettergli a diposizione legnetti da rosicchiare e cibo strutturato; in caso contrario, incombe il rischio di un consumo insufficiente dei denti, che possono allungarsi in maniera anomala, prendendo direzioni di crescita irregolari che portano a mal occlusioni, formazione di punte taglienti, impossibilità di nutrirsi correttamente, malattie di parodontosi (allentamento dei tessuti di sostegno) e sviluppo di ascessi.
Alimenti indispensabili: erba (meglio se fresca e priva di sostanze tossiche), fieno, piante erbacee, verdure fibrose (lattuga, radicchio, carote con le relative foglie, sedano, coste, indivia).
Alimenti da dosare in piccole quantità perché potenzialmente pericolosi per l'apparato urinario: cavoli, broccoli e spinaci (ricchi di ossalato); tarassaco (dente di leone), erba medica, erbe aromatiche, timo, salvia e rosmarino (ricchi di calcio).
La frutta va somministrata con estrema parsimonia ed evitata se il coniglio è in sovrappeso (a causa dell'elevato contenuto di zucchero). Attenzione anche ai cibi commerciali, siccome spesso eccessivamente calorici.
I pellets (cilindretti di fieno e vegetali pressati) costituiscono in genere un alimento relativamente equilibrato, ma non permettono una corretta masticazione (a causa dell’insufficiente lunghezza delle fibre. Il loro utilizzo va quindi limitato (non più di un cucchiaino al giorno per un coniglio di taglia media) e vi si potrà ricorrere, ad esempio, come premio (snack).
Da evitare assolutamente, zuccheri e carboidrati (pane, biscotti e snack commerciali come caramelline allo yogurt, bastoncini di cereali e miele, popcorn, ecc.): sono nocivi per il coniglio poiché provocano gravi infezioni intestinali (non essendo in grado di digerirli correttamente) e favoriscono l’’obesità.
Il coniglio va pesato regolarmente, per coglierne tempestivamente variazioni di peso (spesso segnali di problemi di salute).
La fisiologia del coniglio è molto diversa da quella dei carnivori (cani e gatti), anche per quanto riguarda la risposta ai farmaci, che in alcuni casi possono addirittura risultare mortali (fra questi, molti antibiotici).
Attenzione anche ad alcuni antiparassitari: frontline, utilizzatissimo è molto efficace per cani e gatti, è invece tossico per il coniglio.
Prima regola fondamentale: non nuocere. Mai improvvisare terapie “fai da te”; affidatevi sempre ai consigli di veterinari esperti.
Per tutti coloro che hanno o desiderano un coniglietto, consiglio questa piacevole e interessante lettura di Marta Avanzi, veterinario, Voglio un coniglio (Gruppo Editoriale Castel Negrino), dalla quale ho tratto alcuni degli spunti riassunti in questa mia breve esposizione.
Buona Pasqua a tutti!
Riassumiamo le caratteristiche principali: è un lagomorfo, un animale che in natura principalmente scava lunghe gallerie sotterranee per rifugiarsi, sfuggire ai predatori ed allevare i propri piccoli. Nella catena alimentare il coniglio si trova appena un gradino sopra l'erba. Questa sua condizione di preda lo rende un animale sempre all'erta, timoroso e spaventato per ogni rumore e movimento improvviso. Dovendo in natura sfuggire velocemente al predatore è provvisto da un lato di uno scheletro e di una ossatura molto leggeri, dall’altro di una muscolatura molto potente, soprattutto negli arti posteriori.
Per tutte queste ragioni il coniglio è un animale che non ama essere preso in braccio e sollevato da terra (in natura succede quando viene predato) e non è adatto ai bambini piccoli: cadendo può facilmente ferirsi e fratturarsi a causa della sua estrema fragilità.
Saperli maneggiare correttamente e importantissimo: si appoggia una mano sotto lo sterno (torace), immobilizzando le zampe anteriori; l’altra mano afferra, delicatamente ma con decisione, le zampe posteriori, sostenendo con il palmo il sedere.
È un animale che idealmente necessita grandi spazi, ama muoversi, specialmente dal crepuscolo all'alba, proprio perché in natura nella penombra riesce meglio ad eludere i predatori. I conigli sono gregari e soffrono molto la solitudine. Quindi, se tenuti in cattività, dovrebbero beneficiare della compagnia di loro simili (meglio se di sesso opposto e, in ogni caso, sterilizzati entrambi: la sterilizzazione riduce infatti l’aggressività reciproca e verso terzi, evita che marchino il territorio e previene diverse patologie) o di altre specie animali compatibili (porcellini d’india, cani, gatti), purché abituati alla convivenza sin da piccoli; oppure ancora, della presenza costante di persone che interagiscano con loro.
Sarebbe ideale poterli far scorrazzare liberi per casa, avendo tuttavia cura di adottare alcuni accorgimenti, per la loro incolumità e per quella dei vostri mobili. Non fosse possibile, sarebbe opportuno dotarsi di gabbie molto ampie, con possibilità di rifugiarsi in casette coperte.
È importante dedicare loro del tempo. Un coniglio non è un soprammobile: necessita di cure per la quotidiana pulizia della gabbia; va spazzolato regolarmente, soprattutto se a pelo lungo; è necessario controllare le unghie (in cattività non si consumano a sufficienza e vanno dunque tagliate), gli occhi, le orecchie, i denti e persino le parti intime (evitando che vi rimangano residui di escrementi o sporcizia.
Secondo l’esperienza veterinaria, gli errori alimentari sono la causa principale dei problemi di salute nel coniglio, che è un animale strettamente erbivoro: fieno, erba e verdure sono gli unici alimenti di cui ha davvero bisogno per restare sano. La sua dentatura e l’apparato digerente sono altamente specializzati per consumare una dieta ricca di fibre e povera di nutrienti (che riesce comunque a riassorbire grazie ad un secondo passaggio intestinale). Le fibre stimolano il regolare e corretto funzionamento intestinale, mantenendo motilità e flora batterica benefica.
La natura ha fornito al coniglio denti che crescono ininterrottamente, per l'intera vita, ciò che in libertà gli consente di nutrirsi continuamente di radici, anche dure e legnose, evitando di consumarli eccessivamente e mantenendoli della giusta lunghezza. In cattività è dunque necessario mettergli a diposizione legnetti da rosicchiare e cibo strutturato; in caso contrario, incombe il rischio di un consumo insufficiente dei denti, che possono allungarsi in maniera anomala, prendendo direzioni di crescita irregolari che portano a mal occlusioni, formazione di punte taglienti, impossibilità di nutrirsi correttamente, malattie di parodontosi (allentamento dei tessuti di sostegno) e sviluppo di ascessi.
Alimenti indispensabili: erba (meglio se fresca e priva di sostanze tossiche), fieno, piante erbacee, verdure fibrose (lattuga, radicchio, carote con le relative foglie, sedano, coste, indivia).
Alimenti da dosare in piccole quantità perché potenzialmente pericolosi per l'apparato urinario: cavoli, broccoli e spinaci (ricchi di ossalato); tarassaco (dente di leone), erba medica, erbe aromatiche, timo, salvia e rosmarino (ricchi di calcio).
La frutta va somministrata con estrema parsimonia ed evitata se il coniglio è in sovrappeso (a causa dell'elevato contenuto di zucchero). Attenzione anche ai cibi commerciali, siccome spesso eccessivamente calorici.
I pellets (cilindretti di fieno e vegetali pressati) costituiscono in genere un alimento relativamente equilibrato, ma non permettono una corretta masticazione (a causa dell’insufficiente lunghezza delle fibre. Il loro utilizzo va quindi limitato (non più di un cucchiaino al giorno per un coniglio di taglia media) e vi si potrà ricorrere, ad esempio, come premio (snack).
Da evitare assolutamente, zuccheri e carboidrati (pane, biscotti e snack commerciali come caramelline allo yogurt, bastoncini di cereali e miele, popcorn, ecc.): sono nocivi per il coniglio poiché provocano gravi infezioni intestinali (non essendo in grado di digerirli correttamente) e favoriscono l’’obesità.
Il coniglio va pesato regolarmente, per coglierne tempestivamente variazioni di peso (spesso segnali di problemi di salute).
La fisiologia del coniglio è molto diversa da quella dei carnivori (cani e gatti), anche per quanto riguarda la risposta ai farmaci, che in alcuni casi possono addirittura risultare mortali (fra questi, molti antibiotici).
Attenzione anche ad alcuni antiparassitari: frontline, utilizzatissimo è molto efficace per cani e gatti, è invece tossico per il coniglio.
Prima regola fondamentale: non nuocere. Mai improvvisare terapie “fai da te”; affidatevi sempre ai consigli di veterinari esperti.
Per tutti coloro che hanno o desiderano un coniglietto, consiglio questa piacevole e interessante lettura di Marta Avanzi, veterinario, Voglio un coniglio (Gruppo Editoriale Castel Negrino), dalla quale ho tratto alcuni degli spunti riassunti in questa mia breve esposizione.
Buona Pasqua a tutti!
Marzo-Aprile: Attenzione pericolo processionaria
ATTENZIONE! ⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️
Quello che di primo acchito può sembrare una bella decorazione sugli alberi di quercia o pino, simile ad ovatta o ad una morbida nuvoletta, è in realtà un’insidia molto pericolosa!!!
Sono nidi di PROCESSIONARIA!
🦋🐛🦋🐛🦋🐛🦋🐛🦋🐛🦋🐛🦋🐛Proprio in questi mesi: Marzo-Aprile le processionarie scendono dai tronchi degli alberi in fila indiana (da qui deriva il loro nome) per andare a terminare il loro ciclo interrandosi nel terreno e mutare il loro corpo fino allo stadio di farfalla.
I peli che ricoprono questi bruchi sono estremamente pericolosi!!! ‼️‼️‼️‼️
I nostri cani sono particolarmente esposti a questo pericolo essendo molto curiosi, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto, procurandosi in questo modo gravi Infiammazioni e necrosi nelle zone di contatto (in particolar modo bocca, lingua, naso, esofago e stomaco) con la conseguente perdita di porzioni di tessuto.
I primi sintomi sono spesso gravi: improvvisa e intensa salivazione, cambiamento repentino del comportamento, forte agitazione.
COME PUÒ’ INTERVENIRE IL PROPRIETARIO DELLO SFORTUNATO ANIMALE CHE PRESENTA I SINTOMI DEL CONTATTO CON IL BRUCO DELLA PROCESSIONARIA? 🚑🚑🚑
La prima cura da apportare consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale, lavando abbondantemente con acqua la zona. 💦 🚿 💧
ATTENZIONE i peli urticanti sono pericolosi anche per l’uomo, soprattutto per le mucose (occhi, naso, bocca).
Dopo questo primo intervento bisogna recarsi al piu’ presto dal veterinario proseguire con le indispensabili cure del caso. 💉🩺💊😷
Tenete i cani al guinzaglio, allontanatevi dalla zona, non sostate sotto gli alberi ed allertate il comune per organizzare una disinfestazione della zona! Mai cercare di distruggere da se i nidi, si rischierebbe solo di disperdere nell’aria i peli urticanti ⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️⚠️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️‼️
#veterinariovolontemelide
Perché vaccinare il mio cane e il mio gatto?
Perchè vaccinare il mio cane ed il mio gatto ?
Il principio su cui si basa la vaccinazione è la stimolazione delle difese immunitarie dell’organismo contro alcune malattie specifiche. La difesa immunitaria è sostenuta da numerose cellule e dagli anticorpi. I cuccioli nelle prime settimane di vita sono protetti contro molte malattie infettive grazie agli anticorpi contenuti in quella parte di latte materno che ricevono nelle prime ore di vita, il colostro. La protezione di origine materna dura meno di due-tre mesi. Per questo, i programmi vaccinali iniziano attorno ai due mesi d’età con la prima vaccinazione per essere completati a circa 12-13 settimane d’età, quando gli anticorpi materni diminuiscono
La vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in alcune condizioni particolari e per portare l’animale all’estero, ma può essere ugualmente consigliata dal Veterinario.
Il principio su cui si basa la vaccinazione è la stimolazione delle difese immunitarie dell’organismo contro alcune malattie specifiche. La difesa immunitaria è sostenuta da numerose cellule e dagli anticorpi. I cuccioli nelle prime settimane di vita sono protetti contro molte malattie infettive grazie agli anticorpi contenuti in quella parte di latte materno che ricevono nelle prime ore di vita, il colostro. La protezione di origine materna dura meno di due-tre mesi. Per questo, i programmi vaccinali iniziano attorno ai due mesi d’età con la prima vaccinazione per essere completati a circa 12-13 settimane d’età, quando gli anticorpi materni diminuiscono
La vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in alcune condizioni particolari e per portare l’animale all’estero, ma può essere ugualmente consigliata dal Veterinario.
Vaccini Cane
Le principali malattie infettive contro cui si vaccina oggi il cane sono Parvovirosi, Cimurro, Epatite, Leptospirosi e Rinotracheite (tosse dei canili). Sono tutte altamente contagiose e possono essere difficili da curare.
La vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in alcune condizioni particolari e per portare l’animale all’estero, ma può essere ugualmente consigliata dal Veterinario.
La Parvovirosi canina è forse la più grave e comune malattia infettiva del cane causata da un parvovirus canino. Rappresenta un problema serio, con epidemie che possono verificarsi periodicamente. Esordisce improvvisamente con la comparsa di vomito e di diarrea emorragica maleodorante, sintomi che conducono rapidamente a disidratazione e collasso.
La mortalità è elevata e può avvenire nell’arco delle prime 24 ore. A rendere la Parvovirosi particolarmente aggressiva contribuisce la presenza di tre differenti varianti (dette ceppi) identificate come 2a, 2b e 2c.
Altro aspetto importante è la lunga persistenza del virus nell’ambiente (fino a 2 anni): un cucciolo non protetto si può quindi ammalare venendo a contatto con il virus presente nel terreno senza necessariamente incontrare un cane malato. L’unica protezione contro questa malattia è la vaccinazione.
Il Cimurro è una malattia altamente contagiosa e spesso letale. Esistono tre forme con differenti sintomatologie: la forma polmonare, la forma intestinale e quella neuronale. I cani che sopravvivono all’infezione virale iniziale possono presentare danni neurologici permanenti. La terapia è spesso inutile perché il periodo di incubazione è lungo - in genere di tre settimane - e, quando l’infezione esordisce è solitamente troppo tardi per vaccinare.
L’Epatite infettiva canina è una malattia che colpisce il fegato e viene causata da un virus altamente contagioso: l’adenovirus Le forme acute possono causare la morte del cane entro 24-36 ore. I soggetti che sopravvivono alla malattia possono divenire portatori e diffondere il virus ad altri cani. spesso purtroppo non si arriva precocemente ad una diagnosi prima che sopraggiunga la morte, questo soprattutto nei cuccioli.
Sintomi possono cominciare con febbre, itterizia, apatia,vomito ed algia addominale.
La Leptospirosi è una malattia infettiva sostenuta da differenti sierotipi. E’ trasmissibile direttamente, da animale malato a sano, o indirettamente attraverso l’ingestione di materiale contaminato, pr es urina.Agenti di diffusione sono soprattutto i roditori, che eliminano le Leptospire con le urine. I cani infettati possono eliminare le leptospire contagiose ad intermittenza per dei mesi o addirittura degli anni.
Nel cane la Leptospirosi si manifesta con una sintomatologia polimorfa: gastroenterite emorragica, ittero, nefrite. Oltre ad essere pericolosa per il cane, tale patologia può essere trasmessa all’uomo. Nel cane la prevenzione con la vaccinazione protegge nei confronti dei due sierotipi di Leptospirosi più frequentemente riscontrati. E’ consigliabile vaccinare i cani particolarmente esposti prima del periodo a rischio.
Il virus della Rinotracheite o Parainfluenza canina è uno dei patogeni responsabili della malattia conosciuta come “tosse dei canili”. Come indica il nome, è una malattia respiratoria molto contagiosa, specifica di canili, pensioni, esposizioni, allevamenti e rifugi. All’origine di questa malattia si riscontrano numerosi virus e batteri, tra cui quelli principali e fondamentali sono il batterio Bordetella bronchiseptica, il virus della Parainfluenza, l’adenovirus e micoplasmi.
I cani colpiti da questa malattia manifestano una tosse secca che può durare molte settimane, causando disagio tanto al cane quanto a chi vi convive. Esiste un programma specifico di vaccinazione che è consigliabile per i cani che vivono in collettività
La Rabbia è una malattia virale che può essere trasmessa all'uomo (zoonosi) attraverso il morso e per contatto di una ferita con la saliva o l’urina di animali infetti E’ quindi importante non lasciare liberi i cani nelle regioni in cui questa malattia è diffusa negli animali selvatici. Nel nostro continente la patologia è presente soprattutto in Germania, Francia, Austria, Paesi dell’Est ed ex Jugoslavia. Si manifesta con sintomi a carico soprattutto del sistema nervoso. La vaccinazione antirabbica è obbligatoria quando si porta il cane all'estero, ma può tuttavia essere consigliata dal Veterinario anche in altre circostanze. Si consiglia di rivolgersi al proprio Veterinario per ogni aggiornamento relativo agli obblighi vaccinali per la rabbia.
La vaccinazione antirabbica è obbligatoria solo in alcune condizioni particolari e per portare l’animale all’estero, ma può essere ugualmente consigliata dal Veterinario.
La Parvovirosi canina è forse la più grave e comune malattia infettiva del cane causata da un parvovirus canino. Rappresenta un problema serio, con epidemie che possono verificarsi periodicamente. Esordisce improvvisamente con la comparsa di vomito e di diarrea emorragica maleodorante, sintomi che conducono rapidamente a disidratazione e collasso.
La mortalità è elevata e può avvenire nell’arco delle prime 24 ore. A rendere la Parvovirosi particolarmente aggressiva contribuisce la presenza di tre differenti varianti (dette ceppi) identificate come 2a, 2b e 2c.
Altro aspetto importante è la lunga persistenza del virus nell’ambiente (fino a 2 anni): un cucciolo non protetto si può quindi ammalare venendo a contatto con il virus presente nel terreno senza necessariamente incontrare un cane malato. L’unica protezione contro questa malattia è la vaccinazione.
Il Cimurro è una malattia altamente contagiosa e spesso letale. Esistono tre forme con differenti sintomatologie: la forma polmonare, la forma intestinale e quella neuronale. I cani che sopravvivono all’infezione virale iniziale possono presentare danni neurologici permanenti. La terapia è spesso inutile perché il periodo di incubazione è lungo - in genere di tre settimane - e, quando l’infezione esordisce è solitamente troppo tardi per vaccinare.
L’Epatite infettiva canina è una malattia che colpisce il fegato e viene causata da un virus altamente contagioso: l’adenovirus Le forme acute possono causare la morte del cane entro 24-36 ore. I soggetti che sopravvivono alla malattia possono divenire portatori e diffondere il virus ad altri cani. spesso purtroppo non si arriva precocemente ad una diagnosi prima che sopraggiunga la morte, questo soprattutto nei cuccioli.
Sintomi possono cominciare con febbre, itterizia, apatia,vomito ed algia addominale.
La Leptospirosi è una malattia infettiva sostenuta da differenti sierotipi. E’ trasmissibile direttamente, da animale malato a sano, o indirettamente attraverso l’ingestione di materiale contaminato, pr es urina.Agenti di diffusione sono soprattutto i roditori, che eliminano le Leptospire con le urine. I cani infettati possono eliminare le leptospire contagiose ad intermittenza per dei mesi o addirittura degli anni.
Nel cane la Leptospirosi si manifesta con una sintomatologia polimorfa: gastroenterite emorragica, ittero, nefrite. Oltre ad essere pericolosa per il cane, tale patologia può essere trasmessa all’uomo. Nel cane la prevenzione con la vaccinazione protegge nei confronti dei due sierotipi di Leptospirosi più frequentemente riscontrati. E’ consigliabile vaccinare i cani particolarmente esposti prima del periodo a rischio.
Il virus della Rinotracheite o Parainfluenza canina è uno dei patogeni responsabili della malattia conosciuta come “tosse dei canili”. Come indica il nome, è una malattia respiratoria molto contagiosa, specifica di canili, pensioni, esposizioni, allevamenti e rifugi. All’origine di questa malattia si riscontrano numerosi virus e batteri, tra cui quelli principali e fondamentali sono il batterio Bordetella bronchiseptica, il virus della Parainfluenza, l’adenovirus e micoplasmi.
I cani colpiti da questa malattia manifestano una tosse secca che può durare molte settimane, causando disagio tanto al cane quanto a chi vi convive. Esiste un programma specifico di vaccinazione che è consigliabile per i cani che vivono in collettività
La Rabbia è una malattia virale che può essere trasmessa all'uomo (zoonosi) attraverso il morso e per contatto di una ferita con la saliva o l’urina di animali infetti E’ quindi importante non lasciare liberi i cani nelle regioni in cui questa malattia è diffusa negli animali selvatici. Nel nostro continente la patologia è presente soprattutto in Germania, Francia, Austria, Paesi dell’Est ed ex Jugoslavia. Si manifesta con sintomi a carico soprattutto del sistema nervoso. La vaccinazione antirabbica è obbligatoria quando si porta il cane all'estero, ma può tuttavia essere consigliata dal Veterinario anche in altre circostanze. Si consiglia di rivolgersi al proprio Veterinario per ogni aggiornamento relativo agli obblighi vaccinali per la rabbia.
Vaccini gatto
Quando arriva a casa, il nuovo gattino potrebbe avere già ricevuto la prima vaccinazione. Un gattino di otto o nove settimane d’età non è ancora completamente protetto verso molte malattie infettive e, finché non avrà terminato il suo programma vaccinale effettuato dal Veterinario, bisognerà impedirgli di vagabondare dove vi sono gatti di cui non si conosce lo stato vaccinale. Affinché sia ben protetto, è importante continuare a vaccinarlo per tutta la vita.
I Gatti vengono vaccinati contro:
Malattie respiratorie, Gastroenterite virale, Leucemia felina (FeLV) sono le malattie contro cui si vaccinano i gatti: le prime due sono considerate come vaccinazioni di base per ogni gatto; per Leucemia felina la valutazione va fatta in base allo stile di vita del gatto, all’ambiente di residenza ed alle esigenze del proprietario, e è certamente consigliabile per i gatti che vivono all’aperto o in collettività. La vaccinazione contro la Rabbia è obbligatoria solo per portare l’animale all’estero
Gastroenterite feline,anche conosciuta come Panleucopenia infettiva felina, è una delle malattie infettive più pericolose per il gatto e il gattino. È più comune nei gattini e nei gatti giovani, dove è caratterizzata da un alto tasso di mortalità. La morte può essere così improvvisa da non lasciare tempo alla malattia di indurre sintomi. La gastroenterite virale felina è una malattia molto grave e i sintomi, rappresentati da perdita dell’appetito, spossatezza, febbre che evolvono in vomito, forte dolore addominale e rapida disidratazione, sono talora così rapidi che il proprietario spesso sospetta un avvelenamento.
Rinotracheite : E' causata da un herpesvirus che colpisce la mucosa oculare, nasale e tracheale dei gatti.Una volta infettati i gatti cominciano a sviluppare segni respiratori quali:starnuti, tosse e scolo oculo nasale entro 2 –5 giorni; ulcere della lingua e della cornea così come febbre alta possono anche essere presenti.
L'infezione diffonde velocemente da un gatto all'altro per contatto con secrezioni nasali oculari o buccali infette, o per contatto con abiti contaminati , mani, utensili o altri oggetti. Il virus può sopravvivere per mesi nella bocca o naso dei soggetti colpiti anche dopo la risoluzione dei segni clinici e può essere quindi diffuso da questi gatti apparentemente sani..
I gatti adulti tendono a guarire, ma il virus può causare danni severi alla loro cavità nasale. Nei cuccioli questa infezione risulta essere particolarmente pericolosa tanto da poter condurre alla morte del soggetto se non trattati precocemente. Alcuni soggetti sviluppano un infezione cronica che esita in starnuti continui, scolo nasale e periodiche ricadute.Questi soggetti possono risultare fonte d'infezione per altri gatti.
Infezione da Calicivirus: Presenta molte similitudini con la rinotracheite. I gatti si infettano inalando o ingerendo il virus e i segni della malattia si evidenziano dopo 2 -10 giorni dall'esposizione.Sintomi precoci includono scolo oculo nasale, starnuti, depressione e scarso appetito.Possono svilupparsi ulcere sia sulla lingua che sul palato, molti dei gatti infetti sbavano marcatamente.La malattia dura da 1 a 4 settimane.La maggior parte dei gatti guarisce ma complicanze possono essere fatali.I cuccioli risultano essere i più esposti. Gatti guariti da questa patologia possono continuare a diffondere il virus per mesi o addirittura anni.Il virus in questione risulta essere molto resistente nell'ambiente esterno dove sopravvive per 8-10 giorni
Il virus della leucemia felina (FeLV) si trasmette principalmente attraverso il contatto con un gatto infetto, soprattutto mediante la saliva. Il virus è presente anche nel sangue, nelle urine e in altri fluidi organici dei gatti infetti. Può sopravvivere per un breve lasso di tempo anche nell’ambiente esterno ed in questo periodo essere trasmesso per contatto indiretto attraverso p.es ciotole, lettiere, mani dell’uomo…
Il rischio di infezione aumenta quando più gatti convivono e per quelli che vivono all’aperto e possono venire a contatto con altri gatti.Molti gatti possono ammalarsi a 2-3 anni dal contagio, avviene una modifica della cellule ematopoetiche del midollo osseo e del sistema immunitario.
La conseguenza della malattia può divenire una carenza o un’eccedenza di cellule del sistema immunitario, rendendolo così deficitario.
In questo modo si sviluppano facilmente infezioni secondarie a carico di altri organi,che possono far passare la malattia inosservata proprio per la variabilitâ dei sintomi rendendo difficile la diagnosi.
I gatti giovani sono più sensibili, ma il virus della FeLV può colpire i gatti di qualsiasi età, razza e sesso.
La FIV è una malattia causata da un lentivirus, provoca una sindrome da immunodeficienza acquisita, anemia, diminuzione dei globuli bianche. Predispone ad una serie di patologie virali e batteriche secondarie.
Isintomi variano da un aumento generalizzato dei linfonodidebolezza , perdita di peso e anemia e prendendo secondariamente il sistema immunitario possono causare stomatiti, scolo oculo-nasale, polmoniti, bronchiti, dermatiti, otiti e ascessi e infezioni persistenti
maggiormente a rischio sono i soggetti che vivono in gruppi numerosi e che hanno la possibilità di uscire di casa, i maschi interi combattivi sono il maggiore pericolo.
i gatti con malattia manifesta eliminano più virus rispetto a quelli infetti ma clinicamente sani.
Fortunatamente questo virus non è resistente nell’ambiente esterno e viene ucciso facilmente dai comuni disinfettanti e malauguratamente al momento non è disponibile alcun vaccino contro questa malattia
una buona prevenzione è quella di castrare il proprio gatto maschio affinche sia meno litigioso, e abbia meno pericolo di combattere con evtl gatti interi malati.
I Gatti vengono vaccinati contro:
Malattie respiratorie, Gastroenterite virale, Leucemia felina (FeLV) sono le malattie contro cui si vaccinano i gatti: le prime due sono considerate come vaccinazioni di base per ogni gatto; per Leucemia felina la valutazione va fatta in base allo stile di vita del gatto, all’ambiente di residenza ed alle esigenze del proprietario, e è certamente consigliabile per i gatti che vivono all’aperto o in collettività. La vaccinazione contro la Rabbia è obbligatoria solo per portare l’animale all’estero
Gastroenterite feline,anche conosciuta come Panleucopenia infettiva felina, è una delle malattie infettive più pericolose per il gatto e il gattino. È più comune nei gattini e nei gatti giovani, dove è caratterizzata da un alto tasso di mortalità. La morte può essere così improvvisa da non lasciare tempo alla malattia di indurre sintomi. La gastroenterite virale felina è una malattia molto grave e i sintomi, rappresentati da perdita dell’appetito, spossatezza, febbre che evolvono in vomito, forte dolore addominale e rapida disidratazione, sono talora così rapidi che il proprietario spesso sospetta un avvelenamento.
Rinotracheite : E' causata da un herpesvirus che colpisce la mucosa oculare, nasale e tracheale dei gatti.Una volta infettati i gatti cominciano a sviluppare segni respiratori quali:starnuti, tosse e scolo oculo nasale entro 2 –5 giorni; ulcere della lingua e della cornea così come febbre alta possono anche essere presenti.
L'infezione diffonde velocemente da un gatto all'altro per contatto con secrezioni nasali oculari o buccali infette, o per contatto con abiti contaminati , mani, utensili o altri oggetti. Il virus può sopravvivere per mesi nella bocca o naso dei soggetti colpiti anche dopo la risoluzione dei segni clinici e può essere quindi diffuso da questi gatti apparentemente sani..
I gatti adulti tendono a guarire, ma il virus può causare danni severi alla loro cavità nasale. Nei cuccioli questa infezione risulta essere particolarmente pericolosa tanto da poter condurre alla morte del soggetto se non trattati precocemente. Alcuni soggetti sviluppano un infezione cronica che esita in starnuti continui, scolo nasale e periodiche ricadute.Questi soggetti possono risultare fonte d'infezione per altri gatti.
Infezione da Calicivirus: Presenta molte similitudini con la rinotracheite. I gatti si infettano inalando o ingerendo il virus e i segni della malattia si evidenziano dopo 2 -10 giorni dall'esposizione.Sintomi precoci includono scolo oculo nasale, starnuti, depressione e scarso appetito.Possono svilupparsi ulcere sia sulla lingua che sul palato, molti dei gatti infetti sbavano marcatamente.La malattia dura da 1 a 4 settimane.La maggior parte dei gatti guarisce ma complicanze possono essere fatali.I cuccioli risultano essere i più esposti. Gatti guariti da questa patologia possono continuare a diffondere il virus per mesi o addirittura anni.Il virus in questione risulta essere molto resistente nell'ambiente esterno dove sopravvive per 8-10 giorni
Il virus della leucemia felina (FeLV) si trasmette principalmente attraverso il contatto con un gatto infetto, soprattutto mediante la saliva. Il virus è presente anche nel sangue, nelle urine e in altri fluidi organici dei gatti infetti. Può sopravvivere per un breve lasso di tempo anche nell’ambiente esterno ed in questo periodo essere trasmesso per contatto indiretto attraverso p.es ciotole, lettiere, mani dell’uomo…
Il rischio di infezione aumenta quando più gatti convivono e per quelli che vivono all’aperto e possono venire a contatto con altri gatti.Molti gatti possono ammalarsi a 2-3 anni dal contagio, avviene una modifica della cellule ematopoetiche del midollo osseo e del sistema immunitario.
La conseguenza della malattia può divenire una carenza o un’eccedenza di cellule del sistema immunitario, rendendolo così deficitario.
In questo modo si sviluppano facilmente infezioni secondarie a carico di altri organi,che possono far passare la malattia inosservata proprio per la variabilitâ dei sintomi rendendo difficile la diagnosi.
I gatti giovani sono più sensibili, ma il virus della FeLV può colpire i gatti di qualsiasi età, razza e sesso.
La FIV è una malattia causata da un lentivirus, provoca una sindrome da immunodeficienza acquisita, anemia, diminuzione dei globuli bianche. Predispone ad una serie di patologie virali e batteriche secondarie.
Isintomi variano da un aumento generalizzato dei linfonodidebolezza , perdita di peso e anemia e prendendo secondariamente il sistema immunitario possono causare stomatiti, scolo oculo-nasale, polmoniti, bronchiti, dermatiti, otiti e ascessi e infezioni persistenti
maggiormente a rischio sono i soggetti che vivono in gruppi numerosi e che hanno la possibilità di uscire di casa, i maschi interi combattivi sono il maggiore pericolo.
i gatti con malattia manifesta eliminano più virus rispetto a quelli infetti ma clinicamente sani.
Fortunatamente questo virus non è resistente nell’ambiente esterno e viene ucciso facilmente dai comuni disinfettanti e malauguratamente al momento non è disponibile alcun vaccino contro questa malattia
una buona prevenzione è quella di castrare il proprio gatto maschio affinche sia meno litigioso, e abbia meno pericolo di combattere con evtl gatti interi malati.
Filariosi cardio-polmonare
La filaria è un grosso verme che causa una malattia detta filariosi cardio-polmonare. Questo parassita, chiamato Dirofilaria Immitis, appartiene alla famiglia dei Nematodi (o vermi tondi) che hanno tutti la caratteristica di avere il corpo allungato e cilindrico.
Viene trasmesso da un cane malato ad un cane sano semplicemente tramite la puntura di una zanzara.
È soprattutto la zanzara tigre ad avere aumentato il pericolo di contagio per i cani, che negli ultimi anni vanno soggetti a pericolo non solo nelle ore notturne, ma anche in quelle diurne.
Tradizionalmente localizzata in Italia nella zona della Pianura Padana e Toscana, la filariosi cardiopolmonare, a causa dell’innalzamento delle temperature è oggi ampiamente diffusa anche nel nord e sud Italia.
In Ticino non abbiamo al momento casi autoctoni di filariosi ma solo con una accurata prevenzione e la dovuta attenzione possiamo stare veramente tranquilli.
La sua forma adulta, lunga fino a 30 cm, si localizza, per la maggior parte dei casi, nell'atrio e nel ventricolo destro del cuore, nelle arterie polmonari e nelle sue diramazioni. Generalmente, in corso di infestazione, gli adulti sono molto numerosi, anche diverse decine.
La forma larvale (microfilaria), invece, è microscopica ed è presente in tutto il torrente circolatorio: la femmina dopo la fecondazione, ne rilascia un numero molto elevato (nei casi più gravi fino a 10000 per ogni ml di sangue) direttamente nel circolo sanguigno.
Le microfilarie possono restare in circolo per molto tempo (anche fino a due anni) e costituiscono il mezzo di trasmissione della malattia da cane a cane.
La filaria è una malattia subdola… nel senso che le larve contratte oggi saranno in grado di causare alterazioni evidenziabili sintomatologicamente solo a distanza di qualche anno, questo, purtroppo, è uno svantaggio per la diagnosi della patologia che spesso viene effettuata quando ormai essa è allo stadio avanzato ed inoltre
alcuni proprietari non riuscendo ad associare alla mancata profilassi un problema tangibile sottovalutano la malattia sottoponendo l’animale a buchi di copertura nei confronti del parassita.
Le macrofilarie si possono uccidere, ma i danni cardiopolmonari non sono reversibili
I primi sintomi che subentrano possono essere astenia, difficoltà respiratoria, poco appetito, più evidenti in cani da caccia o cani "sportivi" dove il calo delle prestazioni è più facilmente rilevabile dal proprietario.
Nei cani domestici o che comunque fanno poco movimento, invece, i sintomi possono non essere notati anche per molto tempo. Il problema resta comunque grave, perché tali soggetti asintomatici fungono da serbatoio della malattia ed espongono gli altri cani ad un maggiore rischio di infestazione.
Nei casi più gravi la patologia si manifesta attraverso insufficienza cardiaca, edema polmonare con tosse, crisi respiratorie e collasso cardio-circolatorio. Infine, si possono manifestare, anche se molto raramente, sintomi nervosi quali alterazioni comportamentali, crisi simili all'epilessia, mancata coordinazione dei movimenti e paresi posteriore.
Per essere sicuri che il proprio animale non abbia contratto la filaria, è fondamentale portarlo dal Medico Veterinario, l'unico in grado di diagnosticare la patologia: inizialmente, attraverso un esame clinico per valutare la presenza o meno dei sintomi sopra citati; dopodiché con un esame del sangue al microscopio per rilevare eventuali microfilarie in circolo.
In caso negativo, per poter escludere completamente l'infestazione, potrà effettuare un test sul sangue del cane per verificare la presenza di filaria attraverso la rilevazione di sostanze prodotte dal parassita stesso.
La prevenzione è fondamentale in quanto consente di evitare di contrarre una malattia che normalmente richiede una terapia complessa e potenzialmente molto pericolosa. La prevenzione va effettuata per tutto il periodo delle zanzare con la somministrazione mensile di appositi farmaci.
La filariosi cardio-polmonare non è una malattia inguaribile, ma richiede una terapia complessa, costosa e potenzialmente molto pericolosa. Inoltre spesso i danni causati dal parassita non sono reversibili e quindi, anche dopo l’ eliminazione della filaria, non si ha una totale remissione dei sintomi. Pertanto risulta fondamentale la profilassi (prevenzione) che va effettuata per tutto il periodo delle zanzare con la somministrazione mensile di appositi farmaci.
Solo in questa maniera alle larve verrà impedito qualsiasi sviluppo!!
Essi agiscono tutti allo stesso modo, cioè bloccano lo sviluppo delle larve inoculate dalle zanzare nel cane e hanno due caratteristiche fondamentali: vanno somministrati ogni 30 giorni e posseggono effetto retroattivo. Pertanto è totalmente inutile anticipare eccessivamente la prima somministrazione, mentre è fondamentale proseguire la profilassi fino al mese successivo alla scomparsa delle zanzare.
Ad esempio in Ticino, dove le zanzare generalmente compaiono intorno a fine aprile e scompaiono verso la metà di ottobre, la prima somministrazione potrà essere effettuata a fine maggio e l'ultima a novembre.
Numerosi sono i farmaci attualmente in commercio: sono in compresse o spot on e alcuni di essi sono efficaci anche sui parassiti intestinali. Tuttavia tra questi ultimi esistono notevoli differenze di spettro d'azione, cioè di numero di parassiti contro cui agiscono: alcuni, infatti, sono efficaci solo su due parassiti (Ascaridi e Anchilostomi), altri su tre, eliminando, oltre che i due precedenti, anche i Tricuridi. Questa proprietà è molto importante essendo questi ultimi parassiti molto diffusi in tutte le aree e in particolare in quelle urbane.
L’utilizzo di un farmaco con il più ampio spettro d’azione garantisce quindi il modo più sicuro per proteggere il cane sia dalla filaria che dai parassiti intestinali più comuni: il tutto con una singola somministrazione mensile di un singolo prodotto.
Alla prevenzione bisogna poi aggiungere anche un buon repellente zanzare in forma di collare o di spot on. In questo modo evitiamo che nuove zanzare si infettino pungendo dei portatori e che queste poi pungano a loro volta il nostro 4 zampe.
Ovviamente il pericolo puntura, durante la bella stagione, non è rappresentato esclusivamente dalle zanzare. Per il cane rappresentano un fastidio anche le api, le vespe, i calabroni, il tafano, alcuni ragni, le cimici, …
Con la puntura infatti il più delle volte viene iniettato un veleno irritante che potrebbe causare seri fastidi al nostro amico.
Il proprietario dovrà comunque prestare attenzione agli attegiamenti del cane che seguono immediatamente la puntura.
Qualora presentasse difficoltà respiratorie, potrebbe essere vittima di pericolose reazioni allergiche. In quel caso ci si dovrà recare al più presto dal proprio veterinario di fiducia.
Viene trasmesso da un cane malato ad un cane sano semplicemente tramite la puntura di una zanzara.
È soprattutto la zanzara tigre ad avere aumentato il pericolo di contagio per i cani, che negli ultimi anni vanno soggetti a pericolo non solo nelle ore notturne, ma anche in quelle diurne.
Tradizionalmente localizzata in Italia nella zona della Pianura Padana e Toscana, la filariosi cardiopolmonare, a causa dell’innalzamento delle temperature è oggi ampiamente diffusa anche nel nord e sud Italia.
In Ticino non abbiamo al momento casi autoctoni di filariosi ma solo con una accurata prevenzione e la dovuta attenzione possiamo stare veramente tranquilli.
La sua forma adulta, lunga fino a 30 cm, si localizza, per la maggior parte dei casi, nell'atrio e nel ventricolo destro del cuore, nelle arterie polmonari e nelle sue diramazioni. Generalmente, in corso di infestazione, gli adulti sono molto numerosi, anche diverse decine.
La forma larvale (microfilaria), invece, è microscopica ed è presente in tutto il torrente circolatorio: la femmina dopo la fecondazione, ne rilascia un numero molto elevato (nei casi più gravi fino a 10000 per ogni ml di sangue) direttamente nel circolo sanguigno.
Le microfilarie possono restare in circolo per molto tempo (anche fino a due anni) e costituiscono il mezzo di trasmissione della malattia da cane a cane.
La filaria è una malattia subdola… nel senso che le larve contratte oggi saranno in grado di causare alterazioni evidenziabili sintomatologicamente solo a distanza di qualche anno, questo, purtroppo, è uno svantaggio per la diagnosi della patologia che spesso viene effettuata quando ormai essa è allo stadio avanzato ed inoltre
alcuni proprietari non riuscendo ad associare alla mancata profilassi un problema tangibile sottovalutano la malattia sottoponendo l’animale a buchi di copertura nei confronti del parassita.
Le macrofilarie si possono uccidere, ma i danni cardiopolmonari non sono reversibili
I primi sintomi che subentrano possono essere astenia, difficoltà respiratoria, poco appetito, più evidenti in cani da caccia o cani "sportivi" dove il calo delle prestazioni è più facilmente rilevabile dal proprietario.
Nei cani domestici o che comunque fanno poco movimento, invece, i sintomi possono non essere notati anche per molto tempo. Il problema resta comunque grave, perché tali soggetti asintomatici fungono da serbatoio della malattia ed espongono gli altri cani ad un maggiore rischio di infestazione.
Nei casi più gravi la patologia si manifesta attraverso insufficienza cardiaca, edema polmonare con tosse, crisi respiratorie e collasso cardio-circolatorio. Infine, si possono manifestare, anche se molto raramente, sintomi nervosi quali alterazioni comportamentali, crisi simili all'epilessia, mancata coordinazione dei movimenti e paresi posteriore.
Per essere sicuri che il proprio animale non abbia contratto la filaria, è fondamentale portarlo dal Medico Veterinario, l'unico in grado di diagnosticare la patologia: inizialmente, attraverso un esame clinico per valutare la presenza o meno dei sintomi sopra citati; dopodiché con un esame del sangue al microscopio per rilevare eventuali microfilarie in circolo.
In caso negativo, per poter escludere completamente l'infestazione, potrà effettuare un test sul sangue del cane per verificare la presenza di filaria attraverso la rilevazione di sostanze prodotte dal parassita stesso.
La prevenzione è fondamentale in quanto consente di evitare di contrarre una malattia che normalmente richiede una terapia complessa e potenzialmente molto pericolosa. La prevenzione va effettuata per tutto il periodo delle zanzare con la somministrazione mensile di appositi farmaci.
La filariosi cardio-polmonare non è una malattia inguaribile, ma richiede una terapia complessa, costosa e potenzialmente molto pericolosa. Inoltre spesso i danni causati dal parassita non sono reversibili e quindi, anche dopo l’ eliminazione della filaria, non si ha una totale remissione dei sintomi. Pertanto risulta fondamentale la profilassi (prevenzione) che va effettuata per tutto il periodo delle zanzare con la somministrazione mensile di appositi farmaci.
Solo in questa maniera alle larve verrà impedito qualsiasi sviluppo!!
Essi agiscono tutti allo stesso modo, cioè bloccano lo sviluppo delle larve inoculate dalle zanzare nel cane e hanno due caratteristiche fondamentali: vanno somministrati ogni 30 giorni e posseggono effetto retroattivo. Pertanto è totalmente inutile anticipare eccessivamente la prima somministrazione, mentre è fondamentale proseguire la profilassi fino al mese successivo alla scomparsa delle zanzare.
Ad esempio in Ticino, dove le zanzare generalmente compaiono intorno a fine aprile e scompaiono verso la metà di ottobre, la prima somministrazione potrà essere effettuata a fine maggio e l'ultima a novembre.
Numerosi sono i farmaci attualmente in commercio: sono in compresse o spot on e alcuni di essi sono efficaci anche sui parassiti intestinali. Tuttavia tra questi ultimi esistono notevoli differenze di spettro d'azione, cioè di numero di parassiti contro cui agiscono: alcuni, infatti, sono efficaci solo su due parassiti (Ascaridi e Anchilostomi), altri su tre, eliminando, oltre che i due precedenti, anche i Tricuridi. Questa proprietà è molto importante essendo questi ultimi parassiti molto diffusi in tutte le aree e in particolare in quelle urbane.
L’utilizzo di un farmaco con il più ampio spettro d’azione garantisce quindi il modo più sicuro per proteggere il cane sia dalla filaria che dai parassiti intestinali più comuni: il tutto con una singola somministrazione mensile di un singolo prodotto.
Alla prevenzione bisogna poi aggiungere anche un buon repellente zanzare in forma di collare o di spot on. In questo modo evitiamo che nuove zanzare si infettino pungendo dei portatori e che queste poi pungano a loro volta il nostro 4 zampe.
Ovviamente il pericolo puntura, durante la bella stagione, non è rappresentato esclusivamente dalle zanzare. Per il cane rappresentano un fastidio anche le api, le vespe, i calabroni, il tafano, alcuni ragni, le cimici, …
Con la puntura infatti il più delle volte viene iniettato un veleno irritante che potrebbe causare seri fastidi al nostro amico.
Il proprietario dovrà comunque prestare attenzione agli attegiamenti del cane che seguono immediatamente la puntura.
Qualora presentasse difficoltà respiratorie, potrebbe essere vittima di pericolose reazioni allergiche. In quel caso ci si dovrà recare al più presto dal proprio veterinario di fiducia.
Sterilizzazione e castrazione
Sterilizzare o meno?? Questo era ed è per molti ancora un amletico dubbio.
Quello che cercheremo di fare in queste poche righe è di fornirvi tutti gli elementi e le informazioni per potervi fare valutare se affrontare o meno nel vostro cucciolone un intervento chirurgico che potrà un giorno salvare la vita a quest’ultimo.
È una decisione che il proprietario deve prendere in assoluta libertà dopo essere stato correttamente ed approfonditamente informato sui pro ed i contro.
La mia opinione, ben radicata, da veterinaria è assolutamente a favore di questa pratica e si basa sia sulla mia esperienza professionale che su dati scentifici incontrovertibili.
Come qualsiasi intervento chirurgico la sterilizzazione viene affrontata in anestesia. In nessun caso si può garantire l’assoluta assenza di rischi, anche se eseguita nel miglior modo con massimo della perizia e della professionalità.
Quello che dobbiamo però sapere è che la tecnologia e la farmacologia moderne offrono ai veterinari farmaci, macchine per anestesia e strumenti di monitoraggio paragonabili a quelli utilizzati ogni giorno in chirurgia umana e tali quindi da rendere davvero irrisorio questo rischio.
In cosa consiste la sterilizzazione nel maschio e nella femmina?
In realtà noi parliamo di asportazione dei testicoli nel maschio, quindi orchiectomia, e delle ovaie nella femmina, ovariectomia. Il termine quindi più corretto che dovremmo utilizzare sarebbe quello di castrazione
La sterilizzazione invece è la procedura chirurgica atta a rendere non più fecondo l’animale pur lasciando intette le gonadi ( vasectomia nel maschio e legatura delle tube nella femmina) e lasciando quindi anche gli ormoni sessuali in circolo. In questo caso, a fronte comunque di un intervento chirurgico, otterremmo solo un controllo delle nascite ma non avremmo nessuno dei considerevoli benefici che elencheremo ora.
Bisogna asportare sia ovai che utero?
L’indicazione nata dalla scuola inglese e americana di dover asportare tutto l’apparato riproduttivo – ovaie ed utero compreso- per rimuovere così ogni problema futuro, purtroppo ancora persiste ciononostante le possibili problematiche conseguenti e la mancanza di una vera necessità di procedere a questa asportazione totale.
Secondo gli ultimi studi scientifici condotti da ricercatori olandesi e tedeschi invece, l’ovariectomia (asportazione chirurgica delle sole ovaie) viene ritenuto l’intervento di prima scelta nel caso di sterilizzazione della cagna sana ed in assenza di patologie uterine o di altre indicazioni specifiche. Pertanto non risulta necessario rimuovere anche l’utero oltre alle ovaie. Un intervento di ovariectomia risulta inoltre meno invasivo, più sicuro (minor rischio di emorragie), più breve e con minori possibili conseguenze (granuloma o infezione del peduncolo uterino residuo) dal punto di vista medico. In ogni caso la sterilizzazione risulta completa ed irreversibile anche asportando le sole ovaie.
L’ovarioisterectomia invece trova la sua necessaria indicazione nel caso della terapia di malattie congenite dell’utero, nel caso di piometra, nella iperplasia cistica dell’endometrio, in caso di tumori, prolasso o rottura dell’utero.
Per quanto riguarda il timore dell’istaurarsi di patologie uterine a lungo termine, in caso di rimozione delle sole ovaie, bisogna specificare che la comune endometrite e la piometra vengono indotte da ormoni, i quali non saranno più prodotti nelle cagne senza ovaie. Il rischio di neoplasie nel tessuto uterino non asportato si aggira, secondo pubblicazioni scientifiche, intorno al 0,03% e può essere così tralasciato quale rischio serio. Inoltre il 90% delle neoplasie risulta benigno e non rappresenta un problema per l’animale. Studi a lungo termine riguardo la salute dell’apparato uro-genitale non hanno dimostrato alcuna differenza significativa tra cagne con o senza utero dopo la sterilizzazione.
Le possibili complicazioni dopo sterilizzazione con ovarioisterectomia risultano decisamente maggiori rispetto all’intervento di ovariectomia.
Quello che cercheremo di fare in queste poche righe è di fornirvi tutti gli elementi e le informazioni per potervi fare valutare se affrontare o meno nel vostro cucciolone un intervento chirurgico che potrà un giorno salvare la vita a quest’ultimo.
È una decisione che il proprietario deve prendere in assoluta libertà dopo essere stato correttamente ed approfonditamente informato sui pro ed i contro.
La mia opinione, ben radicata, da veterinaria è assolutamente a favore di questa pratica e si basa sia sulla mia esperienza professionale che su dati scentifici incontrovertibili.
Come qualsiasi intervento chirurgico la sterilizzazione viene affrontata in anestesia. In nessun caso si può garantire l’assoluta assenza di rischi, anche se eseguita nel miglior modo con massimo della perizia e della professionalità.
Quello che dobbiamo però sapere è che la tecnologia e la farmacologia moderne offrono ai veterinari farmaci, macchine per anestesia e strumenti di monitoraggio paragonabili a quelli utilizzati ogni giorno in chirurgia umana e tali quindi da rendere davvero irrisorio questo rischio.
In cosa consiste la sterilizzazione nel maschio e nella femmina?
In realtà noi parliamo di asportazione dei testicoli nel maschio, quindi orchiectomia, e delle ovaie nella femmina, ovariectomia. Il termine quindi più corretto che dovremmo utilizzare sarebbe quello di castrazione
La sterilizzazione invece è la procedura chirurgica atta a rendere non più fecondo l’animale pur lasciando intette le gonadi ( vasectomia nel maschio e legatura delle tube nella femmina) e lasciando quindi anche gli ormoni sessuali in circolo. In questo caso, a fronte comunque di un intervento chirurgico, otterremmo solo un controllo delle nascite ma non avremmo nessuno dei considerevoli benefici che elencheremo ora.
Bisogna asportare sia ovai che utero?
L’indicazione nata dalla scuola inglese e americana di dover asportare tutto l’apparato riproduttivo – ovaie ed utero compreso- per rimuovere così ogni problema futuro, purtroppo ancora persiste ciononostante le possibili problematiche conseguenti e la mancanza di una vera necessità di procedere a questa asportazione totale.
Secondo gli ultimi studi scientifici condotti da ricercatori olandesi e tedeschi invece, l’ovariectomia (asportazione chirurgica delle sole ovaie) viene ritenuto l’intervento di prima scelta nel caso di sterilizzazione della cagna sana ed in assenza di patologie uterine o di altre indicazioni specifiche. Pertanto non risulta necessario rimuovere anche l’utero oltre alle ovaie. Un intervento di ovariectomia risulta inoltre meno invasivo, più sicuro (minor rischio di emorragie), più breve e con minori possibili conseguenze (granuloma o infezione del peduncolo uterino residuo) dal punto di vista medico. In ogni caso la sterilizzazione risulta completa ed irreversibile anche asportando le sole ovaie.
L’ovarioisterectomia invece trova la sua necessaria indicazione nel caso della terapia di malattie congenite dell’utero, nel caso di piometra, nella iperplasia cistica dell’endometrio, in caso di tumori, prolasso o rottura dell’utero.
Per quanto riguarda il timore dell’istaurarsi di patologie uterine a lungo termine, in caso di rimozione delle sole ovaie, bisogna specificare che la comune endometrite e la piometra vengono indotte da ormoni, i quali non saranno più prodotti nelle cagne senza ovaie. Il rischio di neoplasie nel tessuto uterino non asportato si aggira, secondo pubblicazioni scientifiche, intorno al 0,03% e può essere così tralasciato quale rischio serio. Inoltre il 90% delle neoplasie risulta benigno e non rappresenta un problema per l’animale. Studi a lungo termine riguardo la salute dell’apparato uro-genitale non hanno dimostrato alcuna differenza significativa tra cagne con o senza utero dopo la sterilizzazione.
Le possibili complicazioni dopo sterilizzazione con ovarioisterectomia risultano decisamente maggiori rispetto all’intervento di ovariectomia.
Pro e contro della sterilizzazione nella femmina
castrazione cane femmina
contro
pro La produzione di ormoni, diretta(es, estrogeni e progesterone) oppure indiretta ( prolattina) , è alla base di tutta
una serie di fenomeni che risultano essere fonte di grossi problemi in un alto numero di soggetti
Nelle cagne anziane non ovariectomizzate, la piometra è un evento purtroppo piuttosto frequente, legato in gran parte alla continua stimolazione dell’utero da parte del progesterone, i cui tassi in circolo rimangono elevati per circa 2 mesi dopo il calore.
Meno frequenti, ma cmq possibili a verificarsi, sono le altre affezioni uterine (metriti, idrometre, mucometre) che esattamente come la piometra, vengono prevenute con certezza dall’ovariectomia pre-puberale.
- Inutile menzionare le ovvie conseguenze della sterilizzazione come il non essere più attrattive per i cani maschi, nessuna perdita emorragica, nessun pericolo di una gravidanza indesiderata , ….
contro
- esiste una remota possibilità che diventi incontinente. Questo può manifestarsi a mesi o anni dall’intervento e sembra essere più frequente nelle cagne di taglia grande o gigante ( che superano 20 kg di peso corporeo in età adulta ) in alcune razze ( esempio il boxer) e dipende dalla posizione della vescica all’interno dell’addome nonché da fattori ormonali. Si tratta di un rilassamento dello sfintere uretrale, con conseguente perdita di urina che avviene più frequentemente mentre il cane dorme. Le cause non sono ancora pienamente chiarite anche se si menziona un deficit ormonale creatosi a seguito dell’asportazione delle ovaie. La terapia che finora ha dato i migliori risultati è la somministrazione più o meno a vita di farmaci a base di Phenilpropanolamina.
- molto discusso è anche il rischio di aumento di peso. alcuni affermano che non ci sia un aumento di peso dopo l’intervento. a mio avviso invece c’è un’effetivo aumento nell’assimilazione del cibo. Questo significa che a parità di movimento e quantità di cibo la nostra cagna tenderà ad ingrassare. Il tutto è chiaramento ovviabile aumentando leggermente l’attività fisica e seguendo una dieta bilanciata. Attenzione a NON dare la causa alla sterilizzazione quando si gestisce l’animale con una eccessiva quantità di cibo o addirittura cibi troppo calorici e grassi.
- in alcune razze( setter, cocker spaniel, …) sono stati descritti cambiamenti nella qualità del pelo. questo tende a diventare in alcune parti del corpo simile al pelo di cucciolo.
pro La produzione di ormoni, diretta(es, estrogeni e progesterone) oppure indiretta ( prolattina) , è alla base di tutta
una serie di fenomeni che risultano essere fonte di grossi problemi in un alto numero di soggetti
- l’ovariectomia risolve l’insorgere della pseudogravidanza o pseudociesi
- riduzione del rischio relativo l’insorgere di tumori mammari. Il rischio di tumore mammario si riduce addirittura ad un 0,5% se la sterilizzazione viene effettuata PRIMA del primo calore e all’8% se la sterilizzazione viene effettuata prima del secondo calore. Nel caso della sterilizzazione di cagne oltre 2,5 anni di età invece, non viene più riscontrato alcune beneficio per la riduzione del rischio della formazione dei tumori mammari.
- con l’ovariectomia si evitano patologie legate all’utero che subentrano normalemnte in età adulta/avanzata
Nelle cagne anziane non ovariectomizzate, la piometra è un evento purtroppo piuttosto frequente, legato in gran parte alla continua stimolazione dell’utero da parte del progesterone, i cui tassi in circolo rimangono elevati per circa 2 mesi dopo il calore.
Meno frequenti, ma cmq possibili a verificarsi, sono le altre affezioni uterine (metriti, idrometre, mucometre) che esattamente come la piometra, vengono prevenute con certezza dall’ovariectomia pre-puberale.
- Inutile menzionare le ovvie conseguenze della sterilizzazione come il non essere più attrattive per i cani maschi, nessuna perdita emorragica, nessun pericolo di una gravidanza indesiderata , ….
Pro e contro della castrazione nel maschio
Castrazione cane maschio:
pro
Vantaggi comportamentali: se si effettua l’intervento prima della pubertà si eviterà l’insorgere di tutti quegli atteggiamenti che, molto spesso, trasformano intorno agli 8-10 mesi un socievolissimo cucciolone in un giovane maschio decisamente poco tollerante verso la presenza dei suoi consimili dello stesso sesso. Questo perché il testosterone nel cane determina un sostenziale aumento dell’aggressività e della territorialità.
La castrazione post-puberale riesce a contenere solo le manifestazioni legate alla presenza di femmine in estro
( strazianti ululati, scioperi della fame, agitazione continua), non influisce invece in alcun modo sulle abitudini acquisite in precedenza e quindi sulla più o meno mancata rissosità nei confronti degli altri maschi
-Vantaggi clinici: non trascurabile è la tendenza dei cani maschi interi a soffrire di patologie prostatiche in più o meno tarda età: infiammazioni, ascessi e neoplasie. In questi casi una delle poche possibilità terapeutiche consiste nella castrazione, che però risulta spesso troppo tardiva rispetto all’insorgenza della patologia.
contro
se la castrazione viene eseguita prima del raggiungimento della pubertà, un leggero minore manifestarsi dei cosidetti caratteri sessuali secondari. Attenzione che questi caratteri nulla hanno a che fare con l’indole dell’animale bensì sono caratteristiche estetiche più evidenti in alcune razze. Per esempio una criniera più folta nel pastore tedesco, una maggiore imponenza della testa e via dicendo.
pro
Vantaggi comportamentali: se si effettua l’intervento prima della pubertà si eviterà l’insorgere di tutti quegli atteggiamenti che, molto spesso, trasformano intorno agli 8-10 mesi un socievolissimo cucciolone in un giovane maschio decisamente poco tollerante verso la presenza dei suoi consimili dello stesso sesso. Questo perché il testosterone nel cane determina un sostenziale aumento dell’aggressività e della territorialità.
La castrazione post-puberale riesce a contenere solo le manifestazioni legate alla presenza di femmine in estro
( strazianti ululati, scioperi della fame, agitazione continua), non influisce invece in alcun modo sulle abitudini acquisite in precedenza e quindi sulla più o meno mancata rissosità nei confronti degli altri maschi
-Vantaggi clinici: non trascurabile è la tendenza dei cani maschi interi a soffrire di patologie prostatiche in più o meno tarda età: infiammazioni, ascessi e neoplasie. In questi casi una delle poche possibilità terapeutiche consiste nella castrazione, che però risulta spesso troppo tardiva rispetto all’insorgenza della patologia.
contro
se la castrazione viene eseguita prima del raggiungimento della pubertà, un leggero minore manifestarsi dei cosidetti caratteri sessuali secondari. Attenzione che questi caratteri nulla hanno a che fare con l’indole dell’animale bensì sono caratteristiche estetiche più evidenti in alcune razze. Per esempio una criniera più folta nel pastore tedesco, una maggiore imponenza della testa e via dicendo.
È consigliabile sterilizzare i conigli da compagnia?
Raggiunta la maturità sessuale (3-6 mesi, a dipendenza delle razze) gli ormoni sessuali cominciano a influenzare anche il comportamento.
Le manifestazioni possono essere le più svariate.
- Aggressività verso simili o verso i proprietari.
- Manifestazioni di dominanza (per esempio montano i piedi e le mani o oggetti inanimati).
- Non usano più correttamente la lettiera e marcano il territorio con i propri escrementi (urina e feci).
- La sterilizzazione previene nelle femmine l'insorgenza di tumori uterini, delle ovaie e del tessuto mammario, oltre a proteggerle contro alle patologie di questi apparati (ad esempio infezione uterina, aneurisma uterino).
- Le coniglie non sterilizzate possono andare incontro a false gravidanze (gravidanze isteriche), che manifestano strappandosi il pelo per la preparazione del nido; le mammelle producono latte e l'animale sviluppa aggressività per proteggere la fittizia prole ed il proprio territorio.
- Se convivono (come è giusto che sia, perché i conigli sono animali estremamente socievoli) due o più conigli di sesso diverso, la sterilizzazione diventa assolutamente obbligatoria per evitare continue gravidanze. Una femmina può in teoria rimanere gravida già dopo ventiquattr'ore dal parto ed avere una gravidanza ogni mese, dando così seguito a numerose cucciolate e ad un grande numero di coniglietti a cui dover trovare, non senza difficoltà, una sistemazione adeguata. Questi animali non sono giocattoli per i nostri bambini, i quali sovente poi se ne disinteressano. Attenzione anche al fatto che il maschio, dopo la castrazione, per circa tre settimane rimane ancora fertile. Non conviene tenere nella stessa casa maschio e femmina separati, se non sono sterilizzati, perché avvertirebbero comunque l'odore del compagno/a a distanza e l'impossibilità di potersi accoppiare li frustrerebbe parecchio.
Essendo un intervento chirurgico, esistono due tipologie di rischio.
1) Anestesiologico - Il coniglio è una specie più delicata rispetto ai cani o ai gatti e richiede speciali precauzioni, monitoraggio e protocolli anestesiologici accurati. Va prevenuta in particolare l'ipotermia (abbassamento eccessivo della temperatura) anche grazie a materassini riscaldanti.
2) La chirurgia stessa - Nelle mani di un esperto veterinario diventa un procedimento sicuro. Attenzione all'obesità, che non solo espone il coniglio a sviluppare gravi patologie del fegato (steatosi epatica), ma nelle femmine rende l'operazione più difficile.
Conclusione: la sterilizzazione è una procedura chirurgica che, per sua stessa natura, non può mai essere garantita al 100% priva di rischi (come del resto in nessun animale); tuttavia i benefici per il coniglio sono sicuramente superiori ai rischi, soprattutto nella femmina.
Le manifestazioni possono essere le più svariate.
- Aggressività verso simili o verso i proprietari.
- Manifestazioni di dominanza (per esempio montano i piedi e le mani o oggetti inanimati).
- Non usano più correttamente la lettiera e marcano il territorio con i propri escrementi (urina e feci).
- La sterilizzazione previene nelle femmine l'insorgenza di tumori uterini, delle ovaie e del tessuto mammario, oltre a proteggerle contro alle patologie di questi apparati (ad esempio infezione uterina, aneurisma uterino).
- Le coniglie non sterilizzate possono andare incontro a false gravidanze (gravidanze isteriche), che manifestano strappandosi il pelo per la preparazione del nido; le mammelle producono latte e l'animale sviluppa aggressività per proteggere la fittizia prole ed il proprio territorio.
- Se convivono (come è giusto che sia, perché i conigli sono animali estremamente socievoli) due o più conigli di sesso diverso, la sterilizzazione diventa assolutamente obbligatoria per evitare continue gravidanze. Una femmina può in teoria rimanere gravida già dopo ventiquattr'ore dal parto ed avere una gravidanza ogni mese, dando così seguito a numerose cucciolate e ad un grande numero di coniglietti a cui dover trovare, non senza difficoltà, una sistemazione adeguata. Questi animali non sono giocattoli per i nostri bambini, i quali sovente poi se ne disinteressano. Attenzione anche al fatto che il maschio, dopo la castrazione, per circa tre settimane rimane ancora fertile. Non conviene tenere nella stessa casa maschio e femmina separati, se non sono sterilizzati, perché avvertirebbero comunque l'odore del compagno/a a distanza e l'impossibilità di potersi accoppiare li frustrerebbe parecchio.
Essendo un intervento chirurgico, esistono due tipologie di rischio.
1) Anestesiologico - Il coniglio è una specie più delicata rispetto ai cani o ai gatti e richiede speciali precauzioni, monitoraggio e protocolli anestesiologici accurati. Va prevenuta in particolare l'ipotermia (abbassamento eccessivo della temperatura) anche grazie a materassini riscaldanti.
2) La chirurgia stessa - Nelle mani di un esperto veterinario diventa un procedimento sicuro. Attenzione all'obesità, che non solo espone il coniglio a sviluppare gravi patologie del fegato (steatosi epatica), ma nelle femmine rende l'operazione più difficile.
Conclusione: la sterilizzazione è una procedura chirurgica che, per sua stessa natura, non può mai essere garantita al 100% priva di rischi (come del resto in nessun animale); tuttavia i benefici per il coniglio sono sicuramente superiori ai rischi, soprattutto nella femmina.
Gravidanza isterica o Pseudogravidanza
Tutti termini per definire lo stesso concetto:
Gravidanza isterica, pseudo gravidanza o pseudociesi
Colpisce il 50-70 % delle cagne e si verifica spesso già dopo il primo calore.
Come si manifesta?
Pur non essendoci stato concepimento la cagna mostra i sintomi della gravidanza entro il secondo mese del calore:
- aumento di dimensioni dell’utero
- turgore della mammella
- secrezione lattea
- preparazione del nido
- evtl adozione piccoli giocattoli come surrogati di neonati
- evtl leggero flusso vulvare mucoso
- mutazioni caratteriali come irrequietezza, nervosismo e qualche volta emissione di gemiti
- cambiamenti nell’appetito, variabili da inappetenza a estrema voracità
- a volte spossatezza
Questi sintomi possono persistere addirittura trenta giorni culminando poi con una vera e propria produzione di latte
Tutte le razze ne possono essere colpite.
La gravidanza isterica non è una patologia, bensì un evento fisiologico. Si osserva in natura soprattutto tra i canidi selvatici (lupi grigi, iene, licaoni) dove solo le femmine di grado elevato (le femmine alfa) hanno il diritto di accoppiarsi con il maschio dominante. A due mesi dal periodo degli accoppiamenti anche le femmine di grado inferiore iniziano a produrre latte. Questo permetterebbe in caso di morte o malattia della madre alle femmine che in realtà non hanno mai partorito di continuare a nutrire i cuccioli.
Vediamo questo comportamento, basilare allo stato brado, si è tramandato alle nostre cagne domestiche.
Cosa comporta questo per le nostre cagne domestiche?
l’aumento di dimensioni delle mammelle con produzione di liquido sieroso e poi evtl latte può provocare febbre, dolore alla palpazione e rischio di mastiti. Alcune cagne per alleggerirsi dalla produzione di latte riescono addirittura a succhiare loro stesse le mammelle, causando però in questo modo il mantenimento della lattazione.
Questa continua stimolazione delle ghiandole mammarie tende a favorire l’insorgenza di patologie di tipo proliferativo che possono con il tempo trasformarsi in vere e proprie neoplasie.
Importante è impedire la suzione e rivolgersi al veterinario il quale valuterà la soluzione più idonea.
Normalmente si consiglia una terapia farmacologica associata ad una terapia comportamentale.
La prima consiste nella somministrazione di farmaci antiprolattinici i quali antagonizzano l’ormone prolattina responsabile della produzione lattea.
La seconda invece necessita la rimozione di tutti quegli oggetti che possono risvegliare nell’animale l’istinto materno accentuando l’impulso della cagna a coltivare le cure ai piccoli fittizi. Si dovranno effettuare lunghe passeggiate in modo da distrarre il più possibile la femmina.
Alcune pubblicazioni menzionano che una dieta povera di proteine a grassi può aiutare in questo senso.
La soluzione migliore nel caso di frequente comparsa di pseudogravidanza è quella dell’intervento chirurgico di ovariectomia ( asportazione delle ovaie ), la sterilizzazione.
Gravidanza isterica, pseudo gravidanza o pseudociesi
Colpisce il 50-70 % delle cagne e si verifica spesso già dopo il primo calore.
Come si manifesta?
Pur non essendoci stato concepimento la cagna mostra i sintomi della gravidanza entro il secondo mese del calore:
- aumento di dimensioni dell’utero
- turgore della mammella
- secrezione lattea
- preparazione del nido
- evtl adozione piccoli giocattoli come surrogati di neonati
- evtl leggero flusso vulvare mucoso
- mutazioni caratteriali come irrequietezza, nervosismo e qualche volta emissione di gemiti
- cambiamenti nell’appetito, variabili da inappetenza a estrema voracità
- a volte spossatezza
Questi sintomi possono persistere addirittura trenta giorni culminando poi con una vera e propria produzione di latte
Tutte le razze ne possono essere colpite.
La gravidanza isterica non è una patologia, bensì un evento fisiologico. Si osserva in natura soprattutto tra i canidi selvatici (lupi grigi, iene, licaoni) dove solo le femmine di grado elevato (le femmine alfa) hanno il diritto di accoppiarsi con il maschio dominante. A due mesi dal periodo degli accoppiamenti anche le femmine di grado inferiore iniziano a produrre latte. Questo permetterebbe in caso di morte o malattia della madre alle femmine che in realtà non hanno mai partorito di continuare a nutrire i cuccioli.
Vediamo questo comportamento, basilare allo stato brado, si è tramandato alle nostre cagne domestiche.
Cosa comporta questo per le nostre cagne domestiche?
l’aumento di dimensioni delle mammelle con produzione di liquido sieroso e poi evtl latte può provocare febbre, dolore alla palpazione e rischio di mastiti. Alcune cagne per alleggerirsi dalla produzione di latte riescono addirittura a succhiare loro stesse le mammelle, causando però in questo modo il mantenimento della lattazione.
Questa continua stimolazione delle ghiandole mammarie tende a favorire l’insorgenza di patologie di tipo proliferativo che possono con il tempo trasformarsi in vere e proprie neoplasie.
Importante è impedire la suzione e rivolgersi al veterinario il quale valuterà la soluzione più idonea.
Normalmente si consiglia una terapia farmacologica associata ad una terapia comportamentale.
La prima consiste nella somministrazione di farmaci antiprolattinici i quali antagonizzano l’ormone prolattina responsabile della produzione lattea.
La seconda invece necessita la rimozione di tutti quegli oggetti che possono risvegliare nell’animale l’istinto materno accentuando l’impulso della cagna a coltivare le cure ai piccoli fittizi. Si dovranno effettuare lunghe passeggiate in modo da distrarre il più possibile la femmina.
Alcune pubblicazioni menzionano che una dieta povera di proteine a grassi può aiutare in questo senso.
La soluzione migliore nel caso di frequente comparsa di pseudogravidanza è quella dell’intervento chirurgico di ovariectomia ( asportazione delle ovaie ), la sterilizzazione.
Detartrasi
Tartaro, gengivite e alitosi (cioè il cattivo odore emanato dalla bocca) rappresentano uno dei principali problemi nei cani e nei gatti.
È difficile capire quando i nostri animali sentono dolore alla bocca, quando smettono di mangiare significa che le condizioni della malattia sono spasso già molto avanzate. Quindi occorre prestare già precocemente attenzione ad alitosi, algia, perdita di bava dalla bocca, il grattarsi il muso frequentemente, scolo nasale, riluttanza alla prensione del cibo e difficoltà nella masticazion.I sintomi per i quali si consiglia un controllo accurato dal proprio veterinario il quale saprà consigliare al meglio su come procedere.
Fra le cause scatenanti queste patologie un ruolo di primo piano lo riveste l'accumulo di tartaro. Il Tartaro deriva dalla placca dentale, uno strato appiccicoso e biancastro composto da un insieme di proteine, cellule epiteliali e batteri che a contatto con la saliva subisce una salificazione che la trasforma in tartaro, in brevissimo lasso di tempo (24-48h). Il tartaro è molto semplice da riconoscere: un deposito brunastro e ruvido sulla superficie del dente.
I batteri che colonizzano sia placca che il tartaro provocano una infiammazione del tessuto gengivale circostante, detta gengivite e delle strutture paradontali a sostegno del dente ( Parodontite o periodontite) determinando piorrea, ascessi, fistole oronasali ed addirittura per finire la caduta del dente.
Inoltre cronicizzandosi l’infezione del cavo orale può pericolosamente esporre l’animale ad un alto rischio di batteriemie ( presenza di batteri nel flusso sanguigno) e infezioni a carico di altri organi, quali per esempio cuore, fegato, renie polmoni con eventuali pericolose conseguinze per l’intero organismo,soprattutto trattandosi di batteri particolarmente aggressivi.
La prevenzione si basa principalmente su una corretta alimentazione, che non deve essere troppo morbida. Esistono oramai in commercio delle diete in grado di ridurre l'accumulo di tartaro sulla superficie dei denti e la formazione di placca batterica.
Prosegue poi con una corretta igiene orale da incominciare in giovane etâ ( spazzolamento quotidiano dei denti), snack orali, giochini da masticare e la somministrazione di un pezzeto di pane raffermo.
Per terminare con la rimozione del tartaro ( Detartrasi ), che viene eseguita utilizzando strumenti ad ultrasuoni e strumenti manuali. Questo procedimento viene realizzato in anestesia generale per permettere l’accesso a tutte le aree sottogengivali di ogni singolo dente.
Importante durante la detartrasi è la tecnica anestesiologica: effettuata mediante intubazione endotracheale, importante per evitare l’aspirazione accidentale di acqua, detriti e batteri e proteggere in questo modo trachea e polmoni.
Durante l’anestesia il cavo orale viene sottoposto ad un attento e completo esame, parte integrante della procedura di detartrasi ed in questo modo viene valutato se sottoporre l’animale ad ulteriori indagini diagnostiche come per esempio la radiologia dentale.
Le cure dentali ad opera del Medico Veterinario sono sia di tipo medico che chirurgico: vengono, infatti, utilizzati antibiotici specifici per il cavo orale e disinfettanti uso locale (a base di clorexidina)
Attenzione: Nel cane e nel gatto l'alitosi può derivare da problemi del cavo orale ma anche da affezioni generalizzate; disturbi a carico dell’apparato digestivo, parassitosi, nefropatie, malattie epatiche e intossicazioni.
Quindi non esitate a far visitare periodicamente dal vostro veterinario il vostro animale e a sottoporlo quando indicato ad una detartrasi professionale.
È difficile capire quando i nostri animali sentono dolore alla bocca, quando smettono di mangiare significa che le condizioni della malattia sono spasso già molto avanzate. Quindi occorre prestare già precocemente attenzione ad alitosi, algia, perdita di bava dalla bocca, il grattarsi il muso frequentemente, scolo nasale, riluttanza alla prensione del cibo e difficoltà nella masticazion.I sintomi per i quali si consiglia un controllo accurato dal proprio veterinario il quale saprà consigliare al meglio su come procedere.
Fra le cause scatenanti queste patologie un ruolo di primo piano lo riveste l'accumulo di tartaro. Il Tartaro deriva dalla placca dentale, uno strato appiccicoso e biancastro composto da un insieme di proteine, cellule epiteliali e batteri che a contatto con la saliva subisce una salificazione che la trasforma in tartaro, in brevissimo lasso di tempo (24-48h). Il tartaro è molto semplice da riconoscere: un deposito brunastro e ruvido sulla superficie del dente.
I batteri che colonizzano sia placca che il tartaro provocano una infiammazione del tessuto gengivale circostante, detta gengivite e delle strutture paradontali a sostegno del dente ( Parodontite o periodontite) determinando piorrea, ascessi, fistole oronasali ed addirittura per finire la caduta del dente.
Inoltre cronicizzandosi l’infezione del cavo orale può pericolosamente esporre l’animale ad un alto rischio di batteriemie ( presenza di batteri nel flusso sanguigno) e infezioni a carico di altri organi, quali per esempio cuore, fegato, renie polmoni con eventuali pericolose conseguinze per l’intero organismo,soprattutto trattandosi di batteri particolarmente aggressivi.
La prevenzione si basa principalmente su una corretta alimentazione, che non deve essere troppo morbida. Esistono oramai in commercio delle diete in grado di ridurre l'accumulo di tartaro sulla superficie dei denti e la formazione di placca batterica.
Prosegue poi con una corretta igiene orale da incominciare in giovane etâ ( spazzolamento quotidiano dei denti), snack orali, giochini da masticare e la somministrazione di un pezzeto di pane raffermo.
Per terminare con la rimozione del tartaro ( Detartrasi ), che viene eseguita utilizzando strumenti ad ultrasuoni e strumenti manuali. Questo procedimento viene realizzato in anestesia generale per permettere l’accesso a tutte le aree sottogengivali di ogni singolo dente.
Importante durante la detartrasi è la tecnica anestesiologica: effettuata mediante intubazione endotracheale, importante per evitare l’aspirazione accidentale di acqua, detriti e batteri e proteggere in questo modo trachea e polmoni.
Durante l’anestesia il cavo orale viene sottoposto ad un attento e completo esame, parte integrante della procedura di detartrasi ed in questo modo viene valutato se sottoporre l’animale ad ulteriori indagini diagnostiche come per esempio la radiologia dentale.
Le cure dentali ad opera del Medico Veterinario sono sia di tipo medico che chirurgico: vengono, infatti, utilizzati antibiotici specifici per il cavo orale e disinfettanti uso locale (a base di clorexidina)
Attenzione: Nel cane e nel gatto l'alitosi può derivare da problemi del cavo orale ma anche da affezioni generalizzate; disturbi a carico dell’apparato digestivo, parassitosi, nefropatie, malattie epatiche e intossicazioni.
Quindi non esitate a far visitare periodicamente dal vostro veterinario il vostro animale e a sottoporlo quando indicato ad una detartrasi professionale.